venerdì 1 giugno 2018

Giugno - June 2018


Salutiamo Giugno e l'arrivo della calda estate con la Fenice, protagonista del calendario di questo mese!




La Fenice, spesso nota anche con l'epiteto di Araba Fenice e chiamata anche Uccello di Fuoco, è una creatura mitologica nota per il fatto di rinascere dalle proprie ceneri dopo la morte. Gli antichi egizi furono i primi a parlare del Bennu, che poi nelle leggende greche divenne qualcosa di diverso, cioè la Fenice. In Egitto era solitamente raffigurata con la corona Atef o con l'emblema del disco solare. 

Il motto della fenice è "Post fata resurgo" ("dopo la morte torno ad alzarmi").

Pochissimi storici si domandano se sia esistita la fenice, facendo riferimento alle opere dei poeti romani, considerandola nulla di più di un prodotto della fantasia dei seguaci del Dio-Sole. Alcuni, tuttavia, credono che il mito possa essere basato sull'esistenza di un vero uccello che viveva nella regione allora governata dagli Assiri.

Dopo aver vissuto per 500 anni, la Fenice sentiva sopraggiungere la sua morte, si ritirava in un luogo appartato e costruiva un nido sulla cima di una quercia o di una palma.
Qui accatastava le più pregiate piante balsamiche, con le quali intrecciava un nido a forma di uovo. Infine vi si adagiava, lasciava che i raggi del sole l'incendiassero, e si lasciava consumare dalle sue stesse fiamme.
Per via della cannella e della mirra che bruciano, la morte di una fenice è spesso accompagnata da un gradevole profumo. Dal cumulo di cenere emergeva poi una piccola larva (o un uovo) che i raggi solari facevano crescere rapidamente fino a trasformarla nella nuova Fenice nell'arco di tre giorni, dopodiché la nuova Fenice, giovane e potente, volava ad Eliopoli e si posava sopra l'albero sacro; per altro si dice anche che dalla gola della Fenice giunse il soffio della vita (il Suono divino, la Musica) che animò il dio.

Storicamente parlando, viene menzionata per la prima volta in un libro della Bibbia, l'Esodo (VIII secolo a.C.). Ma uno dei primi resoconti dettagliati ce lo fa lo storico greco Erodoto circa due secoli dopo:
« Un altro uccello sacro era la Fenice. Non l'ho mai vista coi miei occhi, se non in un dipinto, poiché è molto rara e visita questo paese (così dicono ad Eliopoli) soltanto a intervalli di 500 anni: accompagnata da un volo di tortore, giunge dall'Arabia in occasione della morte del suo genitore, portando con sé i resti del corpo del padre imbalsamati in un uovo di mirra per depositarlo sull'altare del dio del Sole e bruciarli. Parte del suo piumaggio è color oro brillante e parte rosso-regale (il cremisi: un rosso acceso). E per forma e dimensioni assomiglia più o meno ad un'aquila. »


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