lunedì 24 gennaio 2011

La Ruota dell'Anno


La ruota dell’anno, rappresentata anche come un Ouroboros, è il calendario pagano che segna il ciclo delle stagioni durante l’anno.

Per gli antichi ogni cosa era inserita all’interno di un ciclo, ognuna con il proprio ritmo e la propria energia particolare: dal ciclo lunare mensile, a quello stagionale annuale, ai cicli maggiori delle Ere.

Ogni momento di passaggio determinato dai moti celesti (il cielo) e dal volgere delle stagioni (la terra), veniva a configurarsi come un momento sacro, con vibrazioni specifiche che risuonavano secondo regole precise nel mondo minerale, vegetale ed animale, nonché ovviamente in quel microcosmo che è il complesso umano di corpo anima e spirito.

Così questi momenti particolari, queste date dell’anno, venivano celebrate con riti e feste, che avevano lo scopo di permettere agli esseri umani di entrare in contatto con le forze cosmiche più percepibili allora che in qualsiasi altro momento.
Tutti i confini, siano essi di ordine spaziale o di ordine temporale, hanno una valenza magico-sacrale: questi luoghi e questi tempi presentano contemporaneamente pericoli ed opportunità di conoscenza, perché si può attraverso essi entrare nell’altro mondo allo stesso modo in cui le energie dell’altro mondo possono entrare nel nostro mondo quotidiano. Il momento in cui una stagione cede il passo alla successiva è particolarmente significativo da questo punto di vista.

Le feste celtiche iniziavano sempre al crepuscolo del giorno precedente, inoltre il giorno che segna la fine di un ciclo e l’inizio di un altro non appartiene a nessuno dei due (né al passato né al futuro) ma è un “tempo oltre il tempo”, una scintilla dell’eternità.
I momenti di congiunzione dell’anno venivano ad assumere la natura di “Porte” che periodicamente si aprivano su altre dimensioni, consentendo un fugace contatto con le energie divine.

Quelli che oggi denominiamo calendari per le antiche civiltà erano in realtà complessi e raffinati codici rituali, elaborati al fine di costituire un collegamento cosmico con la Terra ed il Cielo.


Il cerchio era il simbolo che caratterizzava questa concezione ciclica (dal greco “
kyklos” = cerchio) dello scorrere del tempo di cui la rappresentazione iconografica più diffusa è sicuramente l’ ”Ouroboros”.

In tutte queste visioni la fine di ogni Ciclo non conduce a una fine assoluta, bensì ad un nuovo inizio, dove gli esseri ricominciano ad animare la trama di un Cosmo rigenerato diverso dal precedente eppure uguale ad esso. Quella che a noi può sembrare una ripetizione ossessiva di gesti, azioni e cicli, per gli antichi non era altro che la conferma rassicurante delle eterne leggi del Cosmo, leggi che fondono in un’armonia perfetta sia l’Ordine che il Caos, la Luce e la Tenebra, la Vita e la Morte.

Gli antichi forse sarebbero rimasti sgomenti di fronte alla nostra moderna concezione lineare del tempo, di un tempo che sorge dal nulla e in una linea ascendente di progresso, termina ugualmente nel nulla.
Per gli antichi ogni fine era un inizio e ogni inizio una fine, dove ogni cosa esistente era coinvolta non solo al livello spirituale, ma anche al livello materiale.

Articolo tratto da:


La Ruota dell'Anno - Acquerelli
(Collezione Privata)


Yule - Pantoni e Pastelli Acquerellabili
Litha - Pantoni e Pastelli Acquerellabili


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